Era il destino di Tomas Milian, diventare un fumetto.
Gli sarebbe piaciuto davvero, trasformarsi in eroe di carta: un altro modo, affine al cinema, per inseguire un’illusione di eternità, sfuggendo alla violenza del tempo. Il vero, grande film mai realizzato, di questo attore camaleontico, è proprio la sua vita da romanzo, consumata al di là e al di qua dell’Atlantico. Un’esistenza da Amleto cubano, come amava definirsi, mentre mormorava a se stesso un’autobiografia surreale, eppure verissima. Cominciata all’Havana e segnata dallo spettro di un padre violento: le tante maschere, indossate sui set, proteggevano la sua pelle fragile dal male di vivere. Per conquistare l’amore del pubblico, si è dato in pasto a venerati maestri e ruvidi artigiani, a Hollywood come a Cinecittà. Ha cercato sé stesso, senza mai ritrovarsi del tutto. Forse, la sua verità, così intima e così illuminante, è nascosta nel flusso delle tante metamorfosi.